Una riflessione
Poiché
c'è grande ignoranza sui compiti di ricercatori e professori
consentitemi questa riflessione dedicata anche a come dovrebbero essere
migliorati i regolamenti didattici. Affinché l'insegnamento sia
sempre attuale è necessario che i docenti dell'Università
facciano anche ricerca. Un professore con due corsi e duecento studenti
che abbia sette appelli per corso, scritto e orale, ha bisogno di
distribuire un minimo di 28 date in quelle poche settimane di stop alla
didattica dedicate agli esami. Con duecento studenti le date saranno
molte di più perché si dovrà dedicare più
giorni agli orali, senza considerare i tempi necessari alla
preparazione dei compiti e alla loro correzione. Inoltre di duecento
studenti molti si presenteranno più volte dopo aver fallito
l'esame, forse anche tutte e sette le volte. A Ingegneria non esistono
norme che impediscano a uno studente di presentarsi un appello dopo
l'altro, e difatti questo avviene. Non si riesce neppure a
disincentivare lo studente che voglia provare l'esame, per esempio
verbalizzando l'esito negativo, in quanto il regolamento consente allo
studente di rifiutare l'esito di modo che tale esame non gli entra
in carriera (lascio al lettore trovare gli aggettivi per descrivere
tale regolamento). Come conseguenza i duecento studenti possono
diventare virtualmente molti molti di più. Diciamo che si va
intorno alle 35 date come minimo, sempre che non si voglia passare ai
quiz senza orale ed abbassare la valenza didattica degli esami. Notate
che queste date sono in periodi dedicati agli esami e non possono
essere tutte in fila perché per regolamento gli appelli non
possono essere troppo ravvicinati.
D'altra parte le indicazioni ministeriali su quelli che sono i doveri
dei professori e ricercatori indicano che questi verrà valutato
per la sua attività scientifica, per la frequenza a conferenze
internazionali e per la loro organizzazione oltre che per altre varie
pratiche amministrative. Per frequentare una conferenza all'estero
è necessaria come minimo una settimana. Ovviamente il docente
non può decidere quando i suoi colleghi stranieri fisseranno la
conferenza e non può frequentare le conferenze nel periodo di
didattica, quindi resta solo il restante periodo fondamentalmente
dedicato agli esami, sempre che in quello ci sia una conferenza d'interesse. Ora è molto difficile distribuire 35 date in
così poco tempo avendo delle finestre settimanali libere. Dunque
esiste una forte contraddizione nelle richieste che vengono mosse ai professori. Questo problema, a
mio parere, non nasce dalle richieste del ministero che sull'esempio
internazionale punta a personale preparato al massimo livello, ma da
quelle della Facoltà cioè dalla richiesta, accondiscesa
su pressione degli studenti, che ci siano tanti appelli.
Il problema è dunque questo: in passato non esisteva la
valutazione della ricerca e il personale dell'Università era
perciò molto propenso ad essere accomodante sulla didattica
perché sapeva che si sarebbe chiuso un'occhio sul resto delle
sue attività (c'era anche personale 'assistente' che poteva
aiutare a liberare il docente in certe occasioni). Con questo
atteggiamento si sono riconosciuti troppi diritti agli studenti e la
cosa ha trasformato e continua a trasformare l'Università
in un esamificio o comunque in una specie di estensione della scuola
superiore.
Voi studenti dovete dubitare di chi vi riconosce tutti questi diritti
perché non sta operando per il bene dell'Università come
centro in cui si sviluppa sapere. Forse pensate che chiedere sempre
più diritti possa solo portare a progresso. Vi invito a
dubitarne perché non è così e malauguratamente
potreste ottenere ciò che chiedete. L'Università che
avete frequentato finirebbe con l'essere dequalificata con danno anche
per voi. Fino ad oggi i ricercatori italiani hanno dimostrato di essere
tra i più produttivi al mondo nonostante i sottofinanziamenti
alla ricerca, l'incremento del carico didattico per riduzione del
personale e gli stipendi bloccati e medio-bassi nel confronto
internazionale. La cosa è stata possibile grazie al loro impegno
e abnegazione ma non si può contare per sempre su queste
qualità. Saranno necessarie riforme e un cambio di certe
percezioni erronee nell'opinione pubblica. Cercate da parte vostra di
aiutare a sviluppare un'Università come centro di sviluppo
scientifico. Nel vostro piccolo potete fare molto rispettando le regole
di questo sito che sono pensate per ottimizzare i tempi dedicati alla
didattica.
Potete fare anche di più chiedendo che si riformi il
regolamento.
Gli appelli dovrebbero essere al più 3 e
tendere ottimisticamente a uno all'anno, e se avete difficoltà
chiedete piuttosto che gli esami siano più facili, distribuiti
in compitini durante il corso o che si tenga conto della frequenza. Se
un tale vi dice che ha ricominciato a studiare il tedesco cinque volte
l'anno cosa concludereste? Concludereste che non è andato oltre
il secondo capitolo e che non ha imparato granché, investendo
probabilmente il suo tempo in un metodo didattico inefficiente.
All'Università è lo stesso. Questa deve spingere lo
studente a preparare una e una sola volta un esame, accompagnando lo
studente verso un livello sufficiente. E' francamente sconcertante che
ci siano sette appelli perché questi diventano, in mia opinione,
una evidenza che l'Università sta perdendo fiducia nella
sua capacità a formare. Pensateci un attimo. Anche dal
punto di vista terra terra di uno studente che voglia solo ottenere un
diploma è meglio promuovere regolamenti con meno appelli.
Lasciatemi intepretare la psicologia di un professore. Essendolo non
penso di sbagliarmi di molto. Un professore che ha a disposizione
più appelli non
sente la necessità di introdurre anche compitini, suppone che
gli studenti abbiano molte opportunità e per questo diventa
più esigente. Inoltre non promuoverà lo
studente al limite della sufficienza ma lo rimanderà nella
speranza che impari qualcosa in più. Come conseguenza vi ritrovate a rifare un esame
più volte, imparando poco più dei vostri colleghi
stranieri ma andando fuori corso.
Con tanti appelli non avete più
probabilità di essere promossi!
Queste restano uguali, avete piuttosto più probabilità di
andare fuori corso o di perdere anni della vostra vita in un percorso
non adatto a voi. S'intende che questa è un'opinione personale
ma lasciatemela argomentare. Nel Consiglio del Corso di Laurea non
è raro discutere delle statistiche sui superamenti e di quali
interventi didattici mettere in atto per favorire la promozione degli
studenti. In pratica ci si allarma se ci sono pochi promossi e si agisce in modo da soddisfare certi obiettivi giudicati minimi.
Statisticamente un certo numero di matricole saranno destinate a
laurearsi. Poiché gli atenei si confrontano tra loro, questo
numero non è tanto dipendente dai metodi e dai regolamenti didattici. Ci sono
Facoltà di Ingegneria dove gli appelli sono pochi, altre in cui
sono tanti ma la proporzione di matricole destinate a laurearsi non
può essere drammaticamente diversa. Per semplificare il ragionamento
pensiamo a cosa succede dove c'è un solo appello per esame. Succede
che gli studenti destinati a laurearsi sono promossi al primo colpo.
Laddove invece per lo stesso esame ci fossero tanti appelli, questi
studenti sarebbero distribuiti sui vari appelli (o non avrebbe comunque senso fare tanti appelli). Secondo voi cosa
conviene agli
studenti? Chiaramente la prima soluzione, in questo modo non si deve
fare tanti tentativi, lo studio non è frammentato e si
può passare ad altre materie. Il sistema con pochi appelli non
crea le code di studenti fuori corso da anni. Se si è tra gli
studenti destinati a laurearsi lo si capisce, se non lo si è si
cambia strada per tempo.
Possiamo attenderci che chi si laurea nelle Facoltà con pochi
appelli lo faccia prima di quanti si laureano in quelle con tanti
appelli e che quindi possa sfruttare questo vantaggio. Resta il
problema didattico: come si riesce a preparare
bene gli studenti se ci sono pochi appelli? Facendo frequenti
verifiche durante il periodo didattico, valide ai fini della
valutazione, e affiancando agli studenti personale che faccia
esercitazioni e tutoraggio. Questo il professore che debba fare tanti
appelli
tenderà a non farlo, un po' perché non può da
solo assistere centinaia di studenti e un po' perché deve
spendere già tutte le date menzionate sopra in esami e quindi
cercherà di trovare degli spazi per fare ricerca. Bisognerebbe o
assumere più personale o meglio ancora, stabilire meccanismi
virtuosi per cui gli studenti più anziani che fanno tutoraggio
acquistano crediti. Chiedendo
tanti appelli avete chiesto di scaricare tutti i problemi su di voi e
avete tolto la Facoltà dalla difficoltà di assistervi
adeguatamente. Come risultato avete ottenuto un apprendimento lento e
frammentario e avete danneggiato la ricerca.
Il Giappone ogni due anni centra un Nobel e molte Università
giapponesi sono di grande prestigio. Lì i finanziamenti sono tre volte
quelli italiani, le università sono a numero chiuso e gli
studenti hanno un appello l'anno. Lo stesso dicasi per il test d'ingresso che è solo una volta l'anno. Anche grazie
all'innovazione tecnologica portata dalle Università la
disoccupazione è praticamente inesistente e lo studente trova
subito lavoro. Certo non è un caso isolato, consultatevi con i
vostri colleghi stranieri e scoprirete che avete così tanti
diritti da rappresentare un'anomalia. Ciò di cui non sembrate
rendervi conto è che questi diritti non vi aiutano, vi
danneggiano! Non serve avere tante Università incapaci di
produrre innovazione. Lavoriamo tutti insieme per una Università
migliore.